È successo il 25 giugno: Day of the Tentacle e...

Day of the Tentacle, Driver, The Darkness e Valiant Hearts.

Tre giochi (più uno) per altrettante generazioni di videogiocatori. Day of the Tentacle per chi veniva dalla parata di avventure e personaggi indimenticabili scritti da Lucasarts. Driver per i ventenni del nuovo millennio, in cui le metropoli vengono digitalizzate e riproposte dentro ai CD. Valiant Hearts per figli e fratelli della new wave indie (solo nell’approccio) di questi decenni. Tutto sintetizzato in un unico giorno.

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Oggi nel 2014

(Immagine: Ubisoft)

Debutto: PlayStation 3 e 4 (Sony), Xbox 360 e Xbox One (Microsoft), PC

L’esperienza del team di Montpellier di Ubisoft viene messa al servizio di un obiettivo nobile: provare che i videogiochi possono raccontare la guerra in maniera differente e senza passare dallo scambio di proiettili e il conto dei morti che diventa un vanto per la propria classifica. Valiant Hearts si concentra sulle storie delle persone e mette da parte i caricatori, per ricordare che in guerra ci finiscono tutti e non solo quelli al fronte. Su schermo si muove un cast che racconta in maniera toccante il delirio che porta interi popoli a volersi ammazzare. O forse sarebbe meglio dire: il delirio di pochi uomini, che ne convincono molti di più a farsi ammazzare.

Quello che fanno è raccontarsi e, dal punto di vista tecnico, risolvere enigmi e problemi che non esigono chissà quale conoscenza di meccanismi stratificati di gameplay. Perché non è quello a cui è interessato Valiant Hearts.

Un videogame leggermente deludente e nemmeno così appassionante da giocare in senso tradizionale, ma un'esperienza formativa da consigliare letteralmente a chiunque, quasi fosse una maniera alternativa di studiare la storia ripensando alle mostruosità che la nostra specie è e sarà in grado di generare.

Marco Mottura - IGN¹

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Oggi nel 2007

(Immagini: 2K Games)

Debutto: PlayStation 3 (Sony), Xbox 360 (Microsoft)